Un saggio malatestiano di Anna Falcioni
E sotto il vestito, ci sono le storie della società. Dovunque e sempre. Anna Falcioni (docente di Storia medievale ad Urbino), lo spiega con attenta cura parlando della moda di corte al tempo di Pandolfo III Malatesti (1370-1427), signore di Fano.
Da una parte il principe considera «necessario offrire ai sudditi lo spettacolo sontuoso della sua auctoritas». Dall'altra, ci sono «fermenti di ribellione e tumultuose correnti di mobilità sociale» che si contrappongono all'ideale politico «di una società ordinata ed organizzata gerarchicamente».
Dunque, l'abito fa il principe. Gli inventari che si possono leggere tra le antiche carte malatestiane, non sono aridi elenchi, ma tracce che alla fine compongono un preciso ritratto di quella società. Con artisti di pregio che lavorano per il signore, e con suoi investimenti cospicui per costruirsi un'immagine politica. Attraverso la quale competere con gli altri principi.
Non sempre i bilanci permettevano grosse spese. Ed allora si andava a prestito, come nel 1427, quando Pandolfo si rivolge a Venezia. Ed anche questi soldi hanno il loro odore politico. Pandolfo passa dai Visconti alla Serenissima: in cambio di buone «condotte», ovvero ingaggi militari, utili per coprire «le spese del dispendioso mecenatismo» malatestiano.
Le 80 pagine di Anna Falcioni («Il costume e la moda nella corte di Pandolfo III Malatesti», Fano 2009) sono ricche di notizie che non riguardano soltanto abiti o gioielli, ma pure società e cultura di un'epoca che fa da ponte alla civiltà moderna.
Le spese maggiori («pare») riguardano cavalli e libri preziosi con annesso materiale scrittorio. Un'immagine ripropone un antico codice, il Sant'Agostino del «De Civitate Dei» conservato in Gambalunga a Rimini, ma eseguito a Pesaro tra 1417 e 1420 da Donnino di Borgo San Donnino.
Antonio Montanari, 2010